Articolo pubblicato su la “Rivista di Lugano” – 17 Gennaio 2014
La forza terapeutica del colore
La nostra esperienza quotidiana ci insegna quanto siano importanti i colori che ci circondano e quanto essi possano influire sul nostro stato d’animo. Infatti, è sempre più in uso una scelta studiata del colore degli ambienti in cui studiamo, ci riposiamo, lavoriamo o ci alleniamo. Circa 40 anni fa, da una geniale intuizione di Peter Mandel, nasce la cromopuntura, una tecnica cromoterapica che consiste nell’irradiazione, attraverso fasci di luce colorata, di zone cutanee puntiformi, in gran parte corrispondenti ai punti dell’agopuntura cinese. L’idea di base è che il colore, con la sua lunghezza d’onda specifica, sia in grado di trasmettere delle informazioni alle cellule, informazioni che vengono veicolate attraverso i meridiani dell’agopuntura. Mentre la cromoterapia è più finalizzata ad un riequilibrio generico, la cromopuntura agisce in modo mirato su determinati blocchi energetici attraverso una terapia informativa. Un valido supporto scientifico riguardante l’efficacia di tale metodologia giunge dalla teoria sui biofotoni del fisico tedesco Fritz-Albert Popp. Popp dimostrò che tutte le cellule viventi emettono quanti di luce, che egli denominò biofotoni. Come lo stesso Popp spiega, l’emissione di questi biofotoni regola la comunicazione intracellulare ed intercellulare. Più semplicemente l’emissione di biofotoni è il modo con cui le cellule comunicano tra di loro. Quando all’interno dell’organismo, la comunicazione biofotonica è disturbata si crea uno squilibrio energetico che sfocia in un sintomo. Pertanto, scopo della cromopuntura è quello di ripristinare la suddetta comunicazione biofotonica e ristabilire l’equilibrio energetico di base.
Non chiamatela «medicina alternativa»
La terapia non agisce solo sul sintomo, ma anche e soprattutto sul suo retroscena, cioè sul blocco energetico che l’ha causato. È quindi fondamentale la diagnosi, che mira proprio all’individuazione di questo blocco. A tale scopo Peter Mandel ha sviluppato un metodo eccezionale: la Diagnosi energetica dei punti terminali (Dept) che viene effettuato attraverso una foto Kirlian dei polpastrelli delle mani e dei piedi. Più precisamente vengono catturate su una pellicola fotografica le radiazioni luminose emanate dai polpastrelli. Con precisi criteri topografici e fenomenologici è possibile osservare la presenza di un disturbo prima ancora che esso si manifesti con un sintomo. La foto Kirlian può costituire un valido strumento preventivo senza tuttavia avere la presunzione di sostituirsi ai regolari esami clinici. A questo punto mi sembra importante ricordare che il dr. med Fausto Pagnamenta, pioniere della cromopuntura in Ticino, spiega in maniera semplice e chiara, nel suo libro «Cromoterapia per bambini», come l’espressione «medicina alternativa» sia errata. «Poiché la medicina moderna e quella energetica agiscono su piani diversi, non ci può essere alternativa fra loro, ma solo complementarietà. Non c’è competizione fra loro, ma solo collaborazione per aiutare la guarigione di quell’unità misteriosa che è l’uomo»
Esempi d’applicazione e risultati
Di recente, la casa anziani Malcantonese ha presentato i risultati di uno studio, durato quasi un anno, sull’efficacia della cromopuntura nella gestione del dolore. Dai dati raccolti emerge che in seguito all’introduzione della cromopuntura, dietro prescrizione del medico curante, c’è stata una significativa riduzione nell’uso di farmaci analgesici. Inoltre, da una valutazione soggettiva dei residenti inclusi nello studio, è emerso che anche la qualità di vita è migliorata notevolmente. Questo è un esempio emblematico di come questi due approcci possano collaborare in modo costruttivo. Come accennato prima, la terapia non agisce direttamente sul sintomo, ma sulle alterazioni energetiche che lo hanno causato. Tuttavia ciò non esclude l’uso di terapie sintomatiche da affiancare al piano terapeutico. La cromopuntura può anche rappresentare un prezioso aiuto nelle malattie e nei disturbi dell’età pediatrica. Io stessa mi sono avvicinata a questo metodo, quando 6 anni fa, non sapendo più cosa fare per l’insonnia di mia figlia, ho deciso di mettere da parte lo scetticismo e ho tentato questa soluzione. Da allora mi sono affidata a questo metodo, che non mi ha mai tradita, neanche 3 anni fa, quando mio figlio soffriva di un forte eczema atopico che gli provocava lesioni, simili ad escoriazioni, sul viso e su diverse parti del corpo. Anche in quel caso le luci colorate hanno fatto il loro «piccolo miracolo». Con questo non voglio promuovere la cromopuntura come un élisir di lunga vita e anzi, devo ammettere che talvolta il mio entusiasmo viene smorzato quando l’esito terapeutico non è quello desiderato, ma trovo valga la pena tentare un viaggio in questo meraviglioso mondo fatto di luce e colori. Riprendendo le parole del mio insegante «non bisogna fare un atto di fede, bisogna provare!».
Sandra Ancarola